Qual è il primo virus informatico della storia?

Qual è il primo virus informatico della storia?

Cos’è un virus? Quando parliamo di virus ci riferiamo a un software appartenente alla categoria dei “malware. Una volta eseguito, questo software infetta i file in modo tale da fare copie di sé stesso senza farsi rilevare dall’utente. Il malware si integra in un codice eseguibile del sistema informatico vittima, incluso il sistema operativo stesso. I virus riescono a entrare nel computer sfruttando le vulnerabilità delle applicazioni, o del sistema operativo, rendendo quindi inutilizzabile il dispositivo “infetto”. Proprio come avviene per i virus biologici, i malware si sono evoluti nel tempo, rappresentando quindi una minaccia mutevole e multiforme. Ma qual è stato il primo virus informatico della storia? Scopriamolo insieme con questo articolo.

 

La nascita del concetto di virus informatico

Computer e virus sono nati quasi in contemporanea. John von Neumann, uno dei padri dell’informatica moderna, già nel 1949 ipotizzava la possibilità che un giorno si potessero sviluppare macchine informatiche in grado di replicarsi in autonomia, dette “self-replicating automata”. I primi virus riconosciuti come tali fanno la loro comparsa a partire dagli anni Settanta. Nel 1972 David Gerrold scrive un romanzo di fantascienza intitolato “La macchina di D.I.O.” (When H.A.R.L.I.E. was One). Nel romanzo si presenta la descrizione di un software per il computer chiamato “VIRUS”, che adotta esattamente lo stesso comportamento di un malware. Il termine “virus” viene utilizzato per la prima volta in ambito accademico dal professore della University of Southern California Fred Cohen nel 1984 nel documento “Experiments with Computer Viruses”. In questo scritto si indica Leonard Adleman come colui che per primo aveva ripreso il termine virus dalla biologia per adattarlo all’informatica. La definizione data di virus era la seguente: «Un virus informatico è un programma che ricorsivamente ed esplicitamente copia una versione possibilmente evoluta di sé stesso».

 

Il primo virus informatico della storia

Siamo nel 1971 e i computer si connettono attraverso la rete Arpanet, l’antesignana di Internet. Il sistema operativo utilizzato è TENEX. Inizia a circolare un software capace di attivarsi autonomamente, eseguendo operazioni al di fuori del controllo dell’utente, traslocando poi verso un altro nodo della rete. Questo software si chiama Creeper ed è riconosciuto come il primo worm della storia. Sullo schermo del computer infettato appariva il messaggio: «I’M THE CREEPER: CATCH ME IF YOU CAN.» Se il computer era collegato alla stampante, questa si attivava per stampare. Creeper in origine non era stato scritto come codice malevolo. Nasceva come dimostrazione della possibilità di passare un software da un dispositivo all’altro. Inoltre, non si replicava sulle macchine collegate in rete, ma “saltava” da un computer all’altro.

 

I virus informatici negli anni Ottanta

Negli anni Ottanta i virus iniziano a diffondersi massivamente. A favorire la loro diffusione è soprattutto la crescita delle vendite dei dispositivi informatici. Sempre più persone posseggono un computer e aumentano anche le competenze dei programmatori. Nel 1982 viene identificato Elk Cloner, un virus che prende di mira l’Apple II. Questo si trasmette attraverso l’utilizzo di un floppy disk. Il virus si copiava nel settore di boot del disco, venendo caricato in memoria assieme al sistema operativo al momento di avvio del computer. Lo scambio dei floppy disk all’epoca era pratica molto comune e questo aveva portato a una diffusione molto rapida di diversi malware. Inoltre, con l’utilizzo sempre più esteso della posta elettronica, i virus informatici iniziano a diventare un problema sempre più comune.

Nel 1986 due fratelli pakistani che lavorano come informatici decidono di creare un virus per punire chi copiava illegalmente il loro software. Questo software si chiama Brain e infettava il settore di avvio del DOS. In breve tempo si era diffuso in tutto il mondo.

 

I virus informatici tra gli anni Novanta e Duemila

Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta iniziano a comparire forme di malware sempre più complesse, tra cui le prime forme di ransomware, ovvero di malware che infettano i computer con lo scopo di ricattare gli utenti, pretendendo un riscatto per il recupero dei dati compromessi. Inoltre, nella seconda metà degli anni Novanta inizia a diffondersi malware scritti nel linguaggio di programmi Microsoft come Word e Outlook, che si propagano attraverso lo scambio di documenti.

Nei primi anni Duemila i virus conosceranno diffusione massiccia attraverso la posta elettronica. Uno dei casi più celebri è quello del virus “I Love You”, che aveva infettato milioni di computer in tutto il mondo. Una volta aperto, infatti, questo inoltrava automaticamente il messaggio ai contatti del dominio di posta infettato. Il fenomeno aveva raggiunto proporzioni tali che per arrestare il suo creatore, un ragazzo delle Filippine, è intervenuta direttamente una squadra speciale dell’FBI.

 

I virus informatici oggi

Nel vasto panorama dei virus informatici odierni, ne troviamo molti di tipo differente che minacciano la nostra sicurezza online. Parliamo di worm, trojan, ransomware e di molti altri ancora. In questo contesto, proteggere la nostra casella email è fondamentale, poiché rappresenta un punto di ingresso privilegiato per molti attacchi informatici. Sistemi di sicurezza efficaci, come antivirus aggiornati, filtri antispam e antiphishing, possono aiutare a prevenire l’infezione e mantenere al sicuro la nostra navigazione.

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